LAUREATI IN INGEGNERIA E ABILITAZIONE ALLA PROFESSIONE

LAUREATI IN INGEGNERIA E ABILITAZIONE ALLA PROFESSIONE

Notizie

di Mauro Volontè
Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Como

Spunti di riflessione sui dati del Centro Studi CNI

Qualche mese fa il Centro Studi del CNI ha emesso reso noto il

“Rapporto sui laureati in ingegneria dell’anno 2017” e “Osservatorio sugli Esami di Abilitazione svolti nell’anno 2017”.

Le ricerche del Centro Studi sono interessanti e ci propongono importanti spunti di riflessione, soprattutto sul futuro degli Ordini.

Analizzandone i dati, possiamo desumere con preoccupazione i seguenti riscontri:

1) La laurea in ingegneria continua ad essere molto apprezzata dai giovani. I corsi universitari in ingegneria riscuotono consensi sempre più ampi tanto che il numero di laureati in ingegneria è aumentato nel 2017 del 7% rispetto al 2016;

2) La progressiva/inarrestabile diminuzione degli Ingegneri abilitati;

3) La progressiva disaffezione dei giovani alla libera professione;

4) La progressiva diminuzione di Iscritti agli Ordini del settore Industriale e dell’Informazione.

 

La maggior parte di coloro che affrontano l’E.S. sono del settore civile, mentre gli Ingegneri dei settori Industriale e dell’Informazione sono in netta diminuzione. Oltretutto, tra coloro che superano l’E.S., solo una percentuale (non alta) si iscrive all’Ordine.

La prima riflessione è che nel lungo periodo avremo una diminuzione complessiva di iscritti, avremo un progressivo invecchiamento della “popolazione di ingegneri” a causa del numero sempre più esiguo di giovani e assisteremo a una graduale sparizione dei settori Industriale e dell’Informazione.

Di fatto, i giovani Ingegneri appartenenti a queste aree non considerano più l’Esame di Stato e l’iscrizione all’Ordine come un “elemento di competitività” personale e si rivolgono ad altre forme di qualificazione/distinzione professionale e auto-promozione nel mercato del lavoro (si vedano, per esempio, i numeri in aumento delle certificazioni/abilitazioni di ogni genere e tipo …).

Il timore che in futuro, la stessa cosa potrebbe accadere anche agli Ingegneri Civili, che oggi si iscrivono ancora all’Ordine per un obbligo dovuto alla riserva di legge, ma che in futuro potrebbero sentire attrazione verso diverse modalità di affermazione professionale e avere la tentazione di NON iscriversi a loro volta.

Si tenga conto, infine, che l’Esame di Stato è una realtà solo Italiana e di qualche altro paese (ininfluente) d’Europa, mentre altrove esistono altre forme di formazione dei professionisti, di loro “riconoscimento” nella società e di aggregazione.

I giovani ingegneri, che viaggiano all’estero molto più di quanto facessero le precedenti generazioni, “respirano” queste diverse condizioni, le fanno diventare familiari e poi le scelgono spontaneamente dopo la laurea, avendo maturato l’attitudine a confrontarsi con la globalizzazione e con un mercato dell’ingegneria che è ormai internazionale.

Se dovessimo ridurci agli Ordini degli “Ingegneri Civili”, sarebbero molto meno importanti e avrebbero un “peso” minore degli Ordini attuali che, seppur faticosamente, rappresentano ancora l’intera Ingegneria.

Dovremo iniziare a pensare a Ordini del futuro di stampo europeo/internazionale formati in prima ipotesi da due componenti:

  1. a) gli Iscritti abilitati con l’Esame di Stato come quelli attuali (in particolare gli Ingegneri che svolgono attività professionali con riserva di legge, soprattutto del settore Civile);
  2. b) gli Iscritti “non abilitati” con Esame di Stato, cioè tutti gli altri, che però potrebbero iscriversi in sezioni apposite dell’Ordine per molteplici buone ragioni: formazione specialistica, etica, certificazione delle competenze, promozione professionale, etc.

Ovviamente il nostro Consiglio Nazionale dovrà lavorare per far evolvere le nostre leggi di riferimento o, per aggiungere all’Ordine in senso stretto una nuova “sezione”, di matrice associativa, che però dovrebbe funzionare in piena armonia/coerenza con il ruolo di garanzia dell’istituzione.

Questa sarebbe senza dubbio una rivoluzione della nostra professione, ma credo che una riflessione vada certamente fatta a livello nazionale per esaminare sono i vantaggi e gli svantaggi, con i relativi scenari che si possono prospettare.

Importante capire sottolineare il ruolo dell’Ordine nella società.

La nostra voce potrebbe aver ancor più forza se il numero degli iscritti dovesse aumentare.

Tutti ormai sanno che solo un Ingegnere su cinque si iscrive, mentre in passato le

percentuali erano molto più favorevoli.

Quello che si deve cercare e stimolare i giovani all’iscrizione e non perdere questa fondamentale componente della nostra categoria. Componente che raccoglie il testimone e che prosegue il cammino.

Si deve cambiare modo di pensare e ragionare come se fossimo (e lo siamo) una grande forza culturale-economica.

Ragionare come “forza culturale-economica” significa acquisire la consapevolezza

che, nel mondo di oggi, contano soprattutto coloro i cui giudizi sono considerati

autorevoli/temibili e che – con qualunque governo – diventano un riferimento

ineludibile per le decisioni.

Per arrivare step by step a questa “dimensione” occorre non perdere per strada i

due terzi dell’Ingegneria che ancor oggi rappresentiamo cioè i settori Industriale e

Informazione (la Rete delle professioni tecniche da sola non basta, perché “amplia”

solo il nostro settore Civile e poco più); bisogna, poi, aumentare di molto la nostra

potenza di fuoco, che è direttamente proporzionale alla nostra “massa” e alla

potenza della nostra organizzazione.

Se avessimo un Centro Studi più visibile, se avessimo una Scuola di Formazione di

chiara fama, se avessimo una Agenzia Cert’Ing più autorevole e riconosciuta, se

avessimo Giornale dell’Ingegnere da oltre 300.000 copie e se avessimo WorkIng già installato in tutti gli Ordini come mezzo di incontro (serio) tra domanda e offerta di lavoro … la nostra potenza crescerebbe moltissimo rispetto oggi.

La gente parlerebbe più di noi (spontaneamente), così come il mercato del

lavoro … e forse la politica sarebbe costretta a non ignorarci.

di Mauro Volontè
Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Como