I SOGNI SI POSSONO AVVERARE SE UNO HA LA FORZA DI MANTENERLI VIVI- intervista a Umberto Guidoni

I SOGNI SI POSSONO AVVERARE SE UNO HA LA FORZA DI MANTENERLI VIVI- intervista a Umberto Guidoni

Indossando un giubbetto blu e un sorriso tipico di chi ha consapevolezza  di ciò che ha vissuto, con la passione che traspare da occhi gentili e parole semplici, Umberto Guidoni condivide con modestia e semplicità  la sua esperienza. Per tutta la durata del suo racconto, la platea è stata incollata alla sedia ritrovandosi, inconsapevolmente, all’interno di una missione spaziale dalla preparazione fino al rientro nell’orbita terrestre. Più che a Villa Erba sembrava di essere a Houston.

Poco dopo è nata la chiacchierata che riporto di seguito.

Buoni sogni a tutti!

Da cosa nasce l’amore per la fisica?

In realtà è una materia che mi è sempre piaciuta sin da ragazzo; gli ultimi anni del liceo classico, infatti, son stati i più pesanti perchè ero molto indirizzato verso lo studio delle scienze e, in particolare, dello Spazio, di cui ero appassionato. All’inizio la fantascienza, poi le imprese spaziali mi avevano fatto innamorare di questa materia. Quando ho realizzato che in quegli anni fare l’astronauta in Italia era difficile,  ho fatto la cosa più vicina, quindi, sono diventato un astrofisico.

 

Da bambino ha vissuto la scoperta dello Spazio e  l’allunaggio dell’Apollo 11. A distanza di anni, è diventato a sua volta astronauta e ha incontrato personalmente lo stesso Armstrong. Può raccontarci di questi due eventi?

L’atterraggio sulla Luna è stato uno di quegli avvenimenti che ha interessato tutta l’Umanità. Io ero uno di quelli che, tra miliardi di persone, guardava la televisione, sognando da ragazzo che un giorno avrei potuto mettere piede sulla Luna, o magari su Marte.

Ho avuto l’occasione di incontrare Armstrong, molti anni dopo, quando ero a Houston: è venuto a farci una lezione e ho apprezzato ancor di più il coraggio e la determinazione di un uomo che ha affrontato dei pericoli incredibili. Quando sono atterrati per la prima volta sulla Luna, avevano davvero delle conoscenze superficiali di quello che poteva essere davvero l’allunaggio. Quando Armstrong stava per atterrare, me lo ha raccontato lui, si è reso conto che non poteva farlo li dove era stabilito e ha continuato a volare fino e quando ha finalmente toccato la superficie lunare: erano rimasti 20 secondi di carburante!Questo ci da l’idea di quanti rischi abbiano corso per raggiungere quell’obiettivo, che rimane ancora oggi, forse il punto più alto della storia dell’esplorazione umana. Speriamo di andare oltre!

 

Cosa ha provato quando, da primo europeo che ha visitato l’ISS, è riuscito a dimostrare al mondo che era possibile creare energia elettrica nello spazio?

E’ stata la realizzazione di un sogno, iniziato molti anni prima con numerosi studi e ricerche. A bordo con noi c’era  il racconto di Arthur Clarke Le fontane del Paradiso, in cui si parla della costruzione di un ascensore spaziale, con tanti fili che collegano la Terra allo Spazio. Noi, più modestamente, avevamo un unico filo di 20 chilometri, che per un po’ ha funzionato. Sicuramente è stata una missione di successo.

 

Tutti voi astronauti siete poliedrici e molto attivi. Lei oggi è, anche, un importante divulgatore scientifico, apprezzato specialmente dai giovani.  Perchè questo interesse?

Innanzitutto perchè a me piace approfondire le cose e, facendolo, si intuisce anche il modo per raccontarle in maniera semplice. Successivamente, perchè incontrando i ragazzi nelle scuole, mi sono reso conto di quanto siano interessati alla divulgazione. Questo mi ha dato l’energia per scrivere  libri e anche per continuare a fare divulgazione scientifica: in fondo quando vai nelle scuole esci un po’ più giovane, perchè i ragazzi ti trasmettono il loro entusiasmo e la loro curiosità.

 

Come pensa che le vostre esperienze, le scoperte e il bagaglio di conoscenze acquisite con le missioni spaziali possano migliorare la vita sulla Terra?

Di fatto lo hanno già fatto. Molte delle tecnologie che utilizziamo sono di derivazione spaziale, anche se spesso non lo percepiamo. Io penso che lo Spazio sia un po’ la palestra per allenarsi a risolvere i problemi difficili. Gli ingegneri sono quelli che devono risolvere i problemi e lo Spazio ci aiuta, perchè ci pone di fronte a problemi davvero complessi. Se riusciamo ad affrontarli lì, poi quelle soluzioni si possono applicare alla Terra. E’ stato così per i computer, per le energie alternative, che sono nate nello spazio perchè li non c’era “ alternativa”, è proprio il caso di dirlo. Credo che sarà così anche in futuro, quando applicheremo nuove tecnologie nei viaggi che ancora non riusciamo a fare.

 

Quando ha capito che sarebbe davvero diventato un astronauta?

In realtà l’ho capito quando ho superato la selezione, in cui vieni valutato da tutti i punti di vista, e sono stato accettato dalla Nasa per iniziare il programma. Una volta entrato nel programma hai quasi la certezza di farcela, anche se non hai una data: questa è la difficoltà maggiore, perchè devi mantenere l’impegno sempre costante, con la stessa determinazione e per tempi che non conosci. Potrebbero essere 4 o 5 anni, ma non è detto che possano essere anche di più, come accaduto in alcuni casi.

E’ un lavoro che richiede continuamente nuove sfide. Gli astronauti non sono mai giovanissimi, hanno esperienze come piloti o come scienziati, hanno già una vita lavorativa precedente. Occorre rimettersi in gioco perchè vai a fare una cosa diversa da quella da cui sei abituato.

Io, ad esempio, lavoravo in un laboratorio in cui mi occupavo di esperimenti scientifici e non mi sarei mai sognato di fare immersioni subacquee, lanciarmi col paracadute, pilotare gli aerei. Analogamente i piloti, che invece queste cose le fanno, non avrebbero mai pensato di andare a dover gestire progetti ed esperimenti scientifici completi.

Ti trovi a dover affrontare cose a cui non avresti mai pensato, sfide continue e sempre nuove, ed questo un po’ il succo del mestiere dell’astronauta.

 

Che augurio può fare a un bambino che vuol diventare astronauta?

L’augurio che posso fare è riuscire a raggiungere realizzare il proprio sogno, anche se per farlo occorre tanta pazienza, molta determinazione e molto tempo. 

I SOGNI SI POSSONO AVVERARE SE UNO HA LA FORZA DI MANTENERLI VIVI.

Credo che sarà più facile per questa generazione, perchè lo Spazio diventerà davvero un ambiente in cui andremo a vivere e lavorare.