“Cinema! La tecnica al servizio della settima arte”: a Como un convegno

“Cinema! La tecnica al servizio della settima arte”: a Como un convegno

C’è anche tanta ingegneria dietro alle emozioni che un prodotto cinematografico può suscitare. La tecnica, infatti, e la sua evoluzione, ha da sempre un ruolo primario in questo ambito, pensiamo solo a come oggi sia possibile realizzare film con il proprio smartphone, ma anche l’evoluzione del “suono” e del ruolo dell’Intelligenza Artificiale. Ecco perché l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Como, lo scorso 12 aprile, ha organizzato un convegno dedicato al tema.

L’evento è stato preceduto dall’Assemblea Ordinaria. Tra le autorità presenti Alessandro Fermi, assessore regionale all’Università, Ricerca e Innovazione, Sergio Gaddi, consigliere regionale e vice presidente della commissione Cultura e Comunicazione, ma anche il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, Mariagrazia Sassi per l’amministrazione provinciale e il comandante dei vigili del fuoco di Como, Antonio Pugliano.

Alessandro Fermi

“Il cinema è da sempre un connubio perfetto tra arte e tecnica – spiega Massimiliano De Rose, presidente dell’Ordine – ogni innovazione tecnologica ha contribuito a trasformare il modo in cui le storie prendono vita sul grande schermo”. L’obiettivo del convegno è stato quello di esplorare il ruolo fondamentale dell’ingegneria nel cinema, analizzando come la creatività si fonda con la tecnica per dare forma alla magia della Settima Arte.

“Si è partiti dall’archeologia del cinema e dai materiali utilizzati in passato, passando dalle neuroscienze e dalla multisensorialità dell’esperienza cinematografica, per arrivare all’ingegneria del suono, approfondendo gli aspetti uditivi e gli effetti sonori che accompagnano la visione in sala – prosegue De Rose – Si tratta di un approfondimento trasversale, legato alla comunicazione, alle emozioni, alla cultura e alla tecnologia: uno sguardo insolito su un tema che appassiona tutti, per conoscere e apprezzare particolari a cui normalmente non facciamo caso”.

Relatori del convegno, introdotto dal dott. Andrea Bettinelli, specialista della Comunicazione del Politecnico di Milano, sono stati il prof. Andrea Mariani dell’Università degli Studi di Udine, il prof. Adriano D’Aloia dell’Università degli Studi di Bergamo e il prof. Giovanni Moschioni del Politecnico di Milano.

Sergio Gaddi

Il prof. Andrea Mariani (Pensare il cinema “fuori” dal cinema: l’alba del ‘900 nei quaderni degli ingegneri Pathé) nel suo intervento ha esplorato le origini dell’idea di un cinema che funziona fuori dalla sala cinematografica, grazie a un approfondimento sulla nascita dei formati ridotti per il cinema nel periodo degli anni 1920.
È il racconto del primo momento in cui il cinema può pensarsi fuori dagli spazi della sala cinematografica e quindi può ripensarci radicalmente come mezzo di comunicazione e di rappresentazione. Se oggi possiamo pensare il cinema attraverso i nostri smartphone, lo dobbiamo anche a queste innovazioni storiche. Lo si è fatto a partire da un punto di visita inusuale: quello degli ingegneri della Pathé, formidabile società cinematografica francese, responsabili della produzione della pellicola vergine e delle nuove macchine da presa destinate alle produzioni del cinema “fuori dalla sala”.

Il prof. Adriano D’Aloia (Cinema e AI. Tecnologia e creatività nel cinema contemporaneo) ha parlato del rapporto tra cinema e intelligenza artificiale (AI) che si articola oggi su un duplice livello: da un lato, l’AI è oggetto di narrazione, spesso metafora delle tensioni etiche, identitarie e politiche del presente, dall’altro, è strumento sempre più centrale nei processi creativi e produttivi dell’audiovisivo contemporaneo.
Il suo contributo ha permesso di esplorare come l’AI stia trasformando il cinema non solo nei suoi immaginari – dai robot senzienti alla smaterializzazione del corpo umano – ma anche nelle pratiche: scrittura automatizzata, effetti visivi generativi, restauro filmico, doppiaggio sintetico, regia algoritmica. La riflessione si concentrerà sulla tensione tra innovazione tecnologica e istanze autoriali, interrogando le possibilità e i limiti di una creatività “assistita”. In un’epoca segnata dalla convergenza tra uomo e macchina, il cinema si configura come un laboratorio privilegiato per osservare, raccontare e negoziare il futuro dell’immaginazione.

Il prof. Giovanni Moschioni (Da Epidauro… ad Astra) ha condotto i presenti in un “volo” fra i teatri dell’antichità fino ai cinema moderni, visto, anzi, udito in prospettiva acustica. Sono stati evidenziati gli aspetti più interessanti dell’acustica teatrale e come l’evoluzione tecnica ed ingegneristica, rispondendo alle esigenze del pubblico e dello spettacolo, ha portato a quello che oggi sentiamo quando vediamo un film.